Antonio Moresco FIABA D’AMORE (2014)



Antonio Moresco
FIABA D’AMORE (2014)


Mi manchi. Due a capo segnalano un paragrafo. Nessun altro espediente. Non esiste un indice. Fiaba d’amore è un unico blocco di testo. Ha la prosa ingessata di Un uomo che dorme di G. Perec, solo meno minuziosa. Ne condivide però la sensazione di asfissia che in alcune parti, così dilatatamente immobili, può assalirti. Vi prego, succeda qualcosa! A tre quarti del racconto, di cui non si sa il luogo né il tempo, rischi di pensare questo. La storia è presto detta: un barbone viene portato via dalla strada da una misteriosa e bellissima fanciulla, dopo l’amore lo abbandona per un altro uomo. Rigurgitato nuovamente nella strada, il neo nonché ex-barbone decide di lasciarsi morire, tanto più che una notte vedrà la sua bella a cui non smette di pensare montare in auto con l’altro. Finito nel mondo dell’al di là, che scopriamo essere una copia del mondo attuale con l’unica incresciosa variante che di là non si perisce mai, continua a pensare solo a lei. E per di più senza un minimo di rancore. Passati gli anni, la misteriosa bella torna a cercarlo, scopre che si è lasciato morire per lei al che decide di morire anch’essa e si ricongiungono nel regno dei morti, che era una copia di questo mondo solo che lì non c’era la pena di perire. Moresco non lo dice, ma forse è proprio questa che cercano, e che forse non è poi tanto una pena. Tornano così nel mondo reale, che è una copia del mondo dei morti, e il sempiterno barbone, sorpresa sorpresa, si scopre una sorta di principe munito di lussuosissima abitazione. Lì, stanchi d’aver doppiamente attraversato vita→morte→vita, si stringeranno in un tenerissimo abbraccio e sprofonderanno in un profondo e meritato sonno. Potevano benissimo farlo dall’altra parte della barricata, visto che nell’invenzione moreschiana è identica alla nostra. Ma evidentemente perire, giorno per giorno, deve essere un elemento chiave dell’amore. Quanto trambusto! Voglio credere che ferirsi non sia una prerogativa di una fiaba d’amore.

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