Noam Chomsky LE STRUTTURE DELLA SINTASSI (1957)
Noam Chomsky
LE STRUTTURE DELLA SINTASSI (1957)
trad. di Francesco Antinucci 1970
Basta un chiodo e un martello, per appendere un quadro. Poi che il quadro sia già presente nella sala, in attesa di finire gloriosamente al muro, o sia un ideale, perché potrebbe pur esistere un tale che appende chiodi in vista di un futuro quadro, chissà.
Certo è che la frase «il quadro era stato dipinto da un mese» è meno banale di quanto sembri, specialmente se la si affianca a «il quadro era stato dipinto da un vero artista», poiché seppur vengano chiaramente comprese in modo diverso, hanno ambedue la medesima struttura sintagmatica: SN — era + stato + V + -to — da + SN.
L’ultimo sintagma nominale contiene o un’idea di comodo per segmentare il tempo o la qualità sincera di un certo tizio. Un mese, un vero artista.
Con ogni evidenza, a detta di Chomsky, «il quadro era stato dipinto da un mese» doveva una volta essere stata un’altra frase cioè «qualcuno aveva dipinto un quadro da un mese». La frase poi è stata variamente azzoppata: è mutata dapprima in forma passiva e dopo, con ogni evidenza, ha subìto una ellissi sul complemento oggetto, quel qualcuno che ha così smesso di essere rimembrato. L’altra frase invece era un tempo, magari appena il tempo prima di essere pronunciata, una frase positiva.
Scoprendo le due storielle e i mutamenti che hanno portato alle due frasi, identiche sul piano sintagmatico, non si ha tema di errare circa la loro interpretazione. Questa in soldoni è la teoria della grammatica generativa trasformazionale.
Noam Chomsky, statunitense, figlio di un ebraista russo, contestatore della guerra in Vietnam, scrittore di saggi ispirati alle filosofie anarchiche, è noto soprattutto per la sua teoria linguistica oggi ampiamente superata, cui devono comunque essere tributati gli indubbi contributi allo sviluppo della disciplina. Grazie alla sua prosa estremamente arida e poco simpatica, dati i continui prestiti da formalismi ispirati alla matematica, è assurto a una sorta di nuovo mistero esoterico continuamente citato nella vulgata popolare. Il suo pensiero fa incontrare la Grammaire di Port-Royal (1660) — composta da C. Lancelot con la collaborazione di Arnauld e di Nicole, fondata su principi razionalisti, tendente a dimostrare che alla base di ogni lingua stia un complesso di caratteri universali propri di ogni tempo e di ogni luogo, come per la logica — con la teoria dei sistemi combinatori elaborato da Emil Post (1944). Viene pertanto portata l'attenzione su l'aspetto creativo del linguaggio, aspetto già espresso in Cartesio, Cordemoy e Humboldt, e si considera la frase come l'elemento fondamentale e primitiva dell'analisi linguistica sulla scorta del Corso di linguistica generale di Saussure secondo cui se «ci rappresentiamo l'insieme delle frasi suscettibili di essere pronunziate, il loro carattere più evidente è di non rassomigliarsi assolutamente tra loro». Deve quindi esistere un processo per generare frasi, processo sostenuto da un sistema sottostante. «Il processo non è altro che la realizzazione del sistema». Scopo della GGT è trovare questo sistema al fine di «costruire un sistema (grammatica) che generi (nel senso logico-matematico del termine) tutte e solo el frasi grammaticali della lingua in questione». Il primo scoglio è quindi comprendere quando una frase sia sensata quando «l'unico criterio possibile è il ricorso al giudizio del parlante nativo» dato che grammaticalità e ammissibilità sono due cose diverse, come sostenuto da Chomsky dalla celebre frase colorless green ideas sleep furiously (incolori idee verdi dormono furiosamente). Tornando alla questione del sistema in grado di generare frasi, bisogna escludere che il linguaggio umano sia descrivibile attraverso una catena markoviana del primo ordine, ovvero predicendo un elemento esclusivamente dall'elemento che l'ha preceduto dato che le dipendenze fra gli elementi di una frase non sono circoscritti esclusivamente alla loro più prossima vicinanza . L'analisi in costituenti, generalmente usata per descrivere il livello sintattico di una lingua, si dimostra inadeguata a descrivere tutte le frasi. Basti pensare a l'ambiguità di interpretazione di «donne e uomini vecchi», dove saremmo indecisi se vecchi sia un aggettivo da attribuire solo a uomini o meno, costringendoci a formulare due diversi alberi sintagmatici per le due interpretazioni possibili.La metafora di Chomsky di immaginare il linguaggio, o la grammatica, come una macchina è foriera di incomprensioni, un'aporia. Comunque, secondo l'americano «una trasformazione grammaticale T opera su una stringa (o una serie di stringhe) che presenta una certa struttura in costituenti e la converte in una nuova stringa derivata». La forma complessiva della grammatica sarà pressapoco: a) struttura sintagmatica, b) struttura trasformazionale, c) modulazioni morfofonemiche; insomma per ottenere la frase il ragazzo ha letto il libro dovremmo avere una sequenza di operazioni, prima sintattiche
SN + SV → Art + N + SN ... etc etc... fino ad avere
il + ragazzo + Verbo + il + libro →
il + ragazzo + Aus + Vt + il + libro ... e qui entra in gioco la struttura trasfomarzionale rendendo la frase
il + ragazzo + T + A + Vt + il + libro →
il + ragazzo + presente + A + Vt + il + libro →
il + ragazzo + presente + ave- + -to + Vt + il + libro →
il + ragazzo + presente + ave- + -to + legge + il + libro →
il + ragazzo + ave- + presente # legge + -to # il + libro →
#il # ragazzo # ave- + presente # legge + -to # il # libro →
Per poi avere le formule morfofonemiche che convertirebbero la frase in il ragazzo ha letto il libro! Il trittico di immaginari automi in grado di produrre frasi nella sequenza sintattica>trasformazionale>morfofonemica, necessità ovviamente di decine e decine di regole interne per tenere conto delle varie eccezioni che una lingua viva presenta. Tuttavia funziona bene, idealmente, ma a patto di tenere separati nettamente lessico e grammatica. Ma come dovremmo comportarci di fronte a espressioni idiomatiche come tanto ci va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino? Soprattutto tenendo conto che benché cristallizzata una espressione idiomatica di solito non condivide la rigidità sintagmatica delle più consuete collocazioni lessicali; ecco il primo scricchiolio, polemizzando con Chomsky circa l'idea che la grammatica, ad esclusione del lessico, sia l'unico dominio della linguistica formale scrive Halliday: might be described as a colourless green idea that spleeps furioysly between the sheets of linguistic theory, preventing the bed from being made. Simili posizioni inizieranno a fare traballare il castello del generativismo.
SN + SV → Art + N + SN ... etc etc... fino ad avere
il + ragazzo + Verbo + il + libro →
il + ragazzo + Aus + Vt + il + libro ... e qui entra in gioco la struttura trasfomarzionale rendendo la frase
il + ragazzo + T + A + Vt + il + libro →
il + ragazzo + presente + A + Vt + il + libro →
il + ragazzo + presente + ave- + -to + Vt + il + libro →
il + ragazzo + presente + ave- + -to + legge + il + libro →
il + ragazzo + ave- + presente # legge + -to # il + libro →
#il # ragazzo # ave- + presente # legge + -to # il # libro →
Per poi avere le formule morfofonemiche che convertirebbero la frase in il ragazzo ha letto il libro! Il trittico di immaginari automi in grado di produrre frasi nella sequenza sintattica>trasformazionale>morfofonemica, necessità ovviamente di decine e decine di regole interne per tenere conto delle varie eccezioni che una lingua viva presenta. Tuttavia funziona bene, idealmente, ma a patto di tenere separati nettamente lessico e grammatica. Ma come dovremmo comportarci di fronte a espressioni idiomatiche come tanto ci va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino? Soprattutto tenendo conto che benché cristallizzata una espressione idiomatica di solito non condivide la rigidità sintagmatica delle più consuete collocazioni lessicali; ecco il primo scricchiolio, polemizzando con Chomsky circa l'idea che la grammatica, ad esclusione del lessico, sia l'unico dominio della linguistica formale scrive Halliday: might be described as a colourless green idea that spleeps furioysly between the sheets of linguistic theory, preventing the bed from being made. Simili posizioni inizieranno a fare traballare il castello del generativismo.
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